LEZIONE DI DIVERTIMENTO IN MUSICA
Il “Percussion staff” e Baby Sommer nel  concerto per l’anniversario al Jazz Club Neue Tonne di Dresda.
Quale passione , ma anche quale   serenità in questa Band!
Lo si è subito  sentito  dal primo brano “Gamala Taki”  che gli  Italiani  hanno eseguito insieme a Baby Sommer  venerdì scorso  in occasione del concerto per il  loro anniversario al Jazz Club “Neue Tonne”.
Rilassati  e fluidi,  i musicanti hanno padroneggiato  con maestria   l’avvicendarsi di ritmi regolari e irregolari , sussurrando, cantando, picchiando sul tamburo e  facendo scaturire un continuum pulsante di suoni.
E’ stato subito chiaro: il Percussion Staff trasmette una corrente di spensieratezza, di sorridente tranquillità e  di  libertà  che raramente si sente nei concerti.
Normalmente la musica  è pari ai suoi esecutori: gli “Italian Five” di Sommer sono stati affascinanti. Grande, il tocco asciutto, disinvolto, ma solido di Pietro Stefanoni.Uno swing appena accennato, brevi frasi ritmiche libere- e infine  un assolo di batteria mozzafiato , strutturato logicamente , veramente notevole!
Fausto Tagliabue  ha  messo in gioco melodia e sound con la sua tromba  d’argento , con la quale ha suonato con  un che di africano piccole particelle melodiche orecchiabili e ripetitive. Allo stesso modo Mauro Gnecchi : l’esperto batterista freejazz (si ricorda ancora la sua collaborazione  alla Band sperimentale Bakamutz) ha suonato su  un particolare flauto, evidentemente  fatto da lui stesso con un tubo  di acciaio, melodie  incalzanti dal sapore esotico  (“Impro”) che riattivavano continuamente il flusso musicale.
Francesco D’Auria che -come altri della Band- ha   seguito i corsi di Elvin Jones e  Paul Motian oltre che di  Baby Sommer,- ha suonato lo “Hang” uno strano strumento a percussione melodico, fatto a mano, il cui sound  si avvicina a quello degli steeldrums e che nell’aspetto   ricorda  una pentola Wok  con un coperchio  semisferico un po’schiacciato. I suoni prodotti dallo “Hang” erano caldi,  “a campana”, emotivamente attraenti e trasmettevano un senso di grande rilassamento. Il brano “I sogni di Pietro”, dedicato ai bambini in guerra,  creava attraverso l’avvicendarsi ricco di sensibilità della tromba d‘argento di Tagliabue e lo “Hang” di D’Auria un’ atmosfera di concentrazione e riflessione.
Al contrario pieno di esuberanza il pezzo di Baby Sommer che dopo aver  spacchettato i suoi pifferi ha  suonato un pezzo – da una storiella alla Udo Lindenberg-  brillante  e burlesco che ricordava  una specie di musica carnascialesca.
Temi semplici e selvaggi suonati con i pifferi e ritmi di tamburo  trascinanti suscitavano l’entusiasmo del pubblico e scatenavano applausi a scena aperta.
Per contrasto   Baby Sommer  ha  eseguito con i suoi musicanti del Percussion Staff cinque  miniature, molto vicine alla musica contemporanea , che sembravano piccoli studi per specifiche situazioni sonore. Statiche , strutturalmente elaborate, il più delle volte disadorne, non solo introducevano un momento di pausa nel concerto, me creavano anche un cambiamento nel modo di ascoltare. Non più lo sviluppo di un brano sta al centro di questi studi, ma la struttura sonora . Anche questa è musica per percussioni!
E poi c’è stato “Lion” un violento fuoco dì artificio per tamburi, un  robusto “buttafuori”. Se Günter Baby Sommer durante tutto il concerto ha tenuto insieme i fili, ha moderato e  strutturato .al primo bis ha avuto ampia  occasione  di brillare con un assolo travolgente , eccezionale.  Quando poi  tutti gli altri si sono inseriti a poco a poco e hanno concluso il concerto come Ensemble si è  prodotto il simbolo sonoro dell’essenza di questa Band. Raramente si sente qualcosa di più gioioso e divertente.

Dresda, 8 novembre 2004